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Pino Pizza - Pesca e ricerca: due facce dello stesso problema

In “Mare Liberum” pubblicato nel 1609, Hugo Grozio sostenne che  la pesca nei fiumi doveva 

essere regolamentata per evitare l’esaurimento degli stoks,mentre doveva rimanere libera la pesca nei mari perché le relative riserve dovevano ritenersi inesauribili.

Oggi, a quattrocento anni di distanza, sappiamo che non è così.

Dal 1970 in poi si è fatta più acuta la percezione di una progressiva riduzione nella catena nutrizionale, aggravata dalle modalità indiscriminate di cattura dei pesci da parte del più importante e significativo predatore: l’uomo. Se vogliamo, il progressivo incremento delle attività di acquacultura e di maricoltura è da collegarsi a tale percezione, resa più evidente nel caso di aree sostanzialmente chiuse, come è per il  Mediterraneo.

Sul Mediterraneo, inoltre, incombono altre situazioni e problemi: per quanto non si siano verificati i catastrofi effetti previsti negli anni 60,  l’inquinamento rappresenta una minaccia pesante per le specie ittiche ed in generale per il mantenimento della biodiversità.

Malgrado rappresenti soltanto lo 0,70%   del totale delle acque del Pianeta Terra, il Mediterraneo sopporta  oltre il 30% del traffico marittimo mondiale. L’inquinamento da navi è per larga massima “operazionale” ma non mancano –come è noto- gli sversamenti illegali ed abusivi e comunque è sempre alto il rischio di incidenti altamente impattanti.. Molto resta ancora da fare per implementare le strategie regionali finalizzate a combattere questo fenomeno, per identificare con precisione le aree maggiormente sensibili, per attivare azioni coordinate tra gli Stati.

Il ruolo delle ricerca emerge in tutta evidenza riguardo all’altra modalità di inquinamento: quella da terra. Gli obbiettivi previsti al riguardo nel Piano di Azione Strategica adottato dalle Nazioni Unite nel 1997  appaiono ancora molto lontani (non sembra possibile, per esempio, l’obbiettivo di dotare tutte le città costiere superiori a 10.000 abitanti di idonei impianti di depurazione e di smaltimento dei rifiuti).

Al fine di incoraggiare una pesca ed una acquacultura compatibili con la protezione della biodiversità è quindi necessario che la ricerca intervenga in maniera decisa: è del tutto evidente che tanto maggiori saranno le possibilità di intervento e di riuscita, quanto più ampie saranno le aree protette all’interno delle quali operare, appunto, per la salvaguardia degli stoks e della biodiversità.. Tali aree possono essere di varia tipologia e non è da eludere una diretta partecipazione gestionale dei Privati.

La promozione  di un più alto livello di educazione e di ricerca scientifica in sinergia con il settore privato e l’incremento delle risorse  disponibili per garantire conservazione e sviluppo, nel quadro del relativo programma dell’Unione Europea, costituisce un impegno che il Governo Italiano vuole mantenere, se pure nel contesto della presente crisi dell’economia mondiale.

Tale impegno dovrà dirigersi particolarmente verso l’uso razionale delle risorse naturali, lo sviluppo di tecnologie amiche dell’ambiente, l’uso condiviso del know how, la collaborazione tra Università ed Istituti di ricerca, il supporto alle Associazioni più attive nel settore, la promozione verso il grande pubblico e la disseminazione delle informazioni, l’intensificazione degli scambi nord-sud finalizzata a creare nuove opportunità di lavoro e di impegno.

Nel quadro dei propri programmi di attività è intendimento del mio Ministero di favorire  progetti che rispondano a  tali finalità, con particolare riguardo alla Regione del nostro Paese (la Sicilia) maggiormente interessata a queste dinamiche.

 

On. Pino Pizza

Sottosegretario Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca