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Paolo Scarpa Bonazza Buora  - Pesca: il “Piano d’Azione per il Mediterraneo” L’ULTIMO TASSELLO

                Questa XIV “Rassegna del Mare” ci offre la possibilità di confrontarci per fare il punto su grandi temi di attualità per il settore ittico. In particolare, ritengo necessario focalizzare l’attenzione sul “Piano di azione per il Mediterraneo” che, negli obiettivi, può essere considerato come una sorta di completamento ideale della riforma della Politica Comune della Pesca, in quanto rappresenta l’unico elemento qualificante in grado di costituire il punto di partenza, l’occasione per una revisione adeguata -  e già da tempo auspicata dall’Italia -  della PCP, al fine di adattare la Politica Comune della Pesca alle più specifiche esigenze del bacino del Mediterraneo.

 Difatti, il merito principale che noi tutti riconosciamo a questo  Piano di azione è proprio quello di affermare, finalmente, la specificità del Nostro Mare e, conseguentemente, delle sue problematiche quali, ad esempio, quelle connesse con il numeri di specie qui pescate, con i punti di sbarco presenti ed ancora con la limitata estensione delle acque territoriali dei singoli stati rispetto alle acque internazionali.

        Tuttavia, sarà fondamentale, in sede di discussione delle misure attuative del PAM, porre l’accento sull’impostazione di fondo del Piano che, d’altro canto, risulta essere decisamente influenzata dai metodi di approccio alla pesca tipici sia dell’Atlantico che del Mare del Nord. A tal proposito, allorché la Commissione presenterà le proposte attuative del Piano, peraltro già più volte sollecitate, la strategia che l’Italia porterà avanti sarà finalizzata, essenzialmente, ad una inderogabile ed urgente revisione del Regolamento 1626/94, con la conseguente ridefinizione delle taglie minime del pescato nonché delle caratteristiche tecniche degli attrezzi e con un’attenzione particolare alla salvaguardia delle cosiddette pesche tradizionali, così significative per le nostre coste. A tutto ciò si unirà la richiesta, che peraltro desta notevole interesse anche in altri Stati membri, della rapida creazione di un Consiglio Consultivo Regionale della Pesca del Mediterraneo, come previsto dal Piano di azione, al fine di consentire pienamente a tutti i rappresentanti  dei settori della pesca di partecipare in prima persona al processo decisionale, nell’ottica ormai consolidata dei principi di sussidiarietà e buon governo posti alla base della Politica Comune della Pesca.

        Ancora, sarà necessario rivedere alcuni degli strumenti di intervento enunciati nel PAM come, ad esempio, la limitazione d’accesso alle acque, i periodi di fermo, il sistema di autorizzazioni e licenze ed in particolare la riduzione della flotta che porterebbe solo i Paesi comunitari mediterranei a sopportare i maggiori sacrifici in termini di smantellamento della flotta e, conseguentemente, di disoccupazione, con un evidente vantaggio per le flotte extracomunitarie non sottoposte al restrittivo regime U.E.

        L’Italia, inoltre, sosterrà con fermezza la necessità della creazione di un Organismo di coordinamento della ricerca applicata al Mediterraneo, con carattere di interdisciplinarietà, ovvero che abbia competenza nei settori della biologia, dell’ambiente, dell’economia e ancora della sociologia, con lo scopo ultimo di acquisire le conoscenze globali indispensabili per un corretto processo decisionale. Pari importanza, del resto, riveste per noi l’auspicato avvio di consultazioni, da parte della Commissione, con gli altri Paesi del Mediterraneo e con i Paesi che comunque esercitano attività di pesca nell’area, al fine di perseguire una lineare armonizzazione delle misure tecniche e di gestione.

        Concludendo, vorrei anche segnalare come la Conferenza di Venezia, che la Commissione organizzerà per il 25 e 26 novembre prossimi, come stabilito dal Consiglio dei Ministri della Pesca lo scorso 20 dicembre, potrebbe costituire  l’occasione  per sensibilizzare i Paesi mediterranei extracomunitari a collaborare per definire insieme una strategia  comune di conservazione e gestione  delle risorse ittiche condivise nonché per concordare l’adozione di un sistema integrato di controllo e vigilanza finalizzato alla lotta contro la pesca illegale.

 

Paolo Scarpa Bonazza Buora

Sottosegretario al Ministero delle Politiche Agricole