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Nicholas Riley - L’acidificazione degli oceani e i suoi effetti

Attraverso l’utilizzo dei combustibili fossili, il carbonio geologico stoccato è rilasciato, in forma di CO2, nel sistema atmosferico/oceanico ad una velocità crescente e allarmante che non ha precedenti, almeno dal Massimo termico del Paleocene (PTM, 55 milioni di anni fa). Questo è un problema planetario. I governi non sono riusciti a introdurre misure globali e, nella maggior parte dei casi neppure locali, efficaci a contrastare l’innalzamento delle emissioni da combustibili fossili. La politica europea è concentrata sull'obiettivo di stabilizzare le emissioni per far sì che la temperatura globale media non superi di 2° C i livelli pre-industriali. La maggior parte degli scenari prevedono che le emissioni globali da combustibili fossili raggiungano il picco attorno alla metà di questo decennio per poi diminuire progressivamente. Ci sono molti fattori che hanno provocato la paralisi politica riguardo alle emissioni di CO2. Tra questi ci sono le efficaci campagne dei cosiddetti “scettici del clima” che da molto tempo cercano deliberatamente di confondere il pubblico e i governi sui dati scientifici del cambiamento climatico. Ultimamente la strategia di queste campagne si è concentrata sul portare attacchi personali alla credibilità e integrità degli stessi scienziati del clima. Un esempio significativo del fallimento della politica è la lentezza con cui procede la cattura e stoccaggio dell’anidride carbonica (CCS) che è l’unica tecnologia in grado di decarbonizzare le emissioni dei combustibili fossili in quantità e rapidità adeguate. La nostra dipendenza dai combustibili fossili rende cruciale l’impiego di un tempestivo CCS nel contrasto alle emissioni e nella riduzione dell’utilizzo di infrastrutture basate su fossili che non possono essere decarbonizzati.

Quindi, stando così le cose, è molto probabile che, in questo secolo, le emissioni di CO2 raggiungano il loro picco molto più tardi di quanto non sia auspicabile nella prospettiva del contenimento dell’aumento della temperatura di 2° C. Per molti decenni sono state elaborate delle proiezioni sugli effetti che il continuo aumento delle concentrazioni di CO2 avrebbe avuto sulla temperatura media globale. Negli scenari considerati, l’assorbimento marino della CO2 atmosferica (attualmente attorno al 33%) continuerà a mitigare (probabilmente anche ad un ritmo inferiore) le concentrazioni di CO2 atmosferica, avendo, come conseguenza, un innalzamento della temperatura media globale. È soltanto in quest’ultimo decennio che sono stati fatti degli sforzi significativi per prevedere gli effetti che il continuo assorbimento marino della CO2 nell'atmosfera avranno sulla biochimica marina, sugli ecosistemi e sulle risposte climatiche del sistema mare/atmosfera/clima. Il termine “acidificazione degli oceani” riguarda gli effetti della decrescita del pH conseguente a questo assorbimento della CO2. Quali sono i rischi per l’umanità che le attuali osservazioni sull'acidificazione degli oceani ci fanno prevedere? Le conoscenze attuali ci indicano che ci stiamo veramente avventurando nell'ignoto. L’incapacità di prevenire l’acidificazione degli oceani espone l’umanità a un gioco d’azzardo pericoloso e irreversibile. Le politiche sulle emissioni non devono prendere in considerazione soltanto il riscaldamento globale antropogenico conseguente alla mancata riduzione delle emissione di CO2, ma anche l’effetto cumulativo che avrà sugli oceani il progressivo abbassamento del pH causato alla maggiore quantità di CO2 emessa nell’atmosfera. Una risposta politica/normativa a questa situazione ha apportato modifiche alla Convenzione di Londra, al suo Protocollo e ai trattati internazionali, come la Convenzione Oslo Parigi (OSPAR), che originariamente prevenivano lo stoccaggio sottomarino di

CO2 che, generato da fonti terrestri, si estende al largo. Questi trattati hanno lo scopo di proteggere l’ambiente marino. Le modifiche sono state fatte considerando che le emissioni da combustibili fossili nell'atmosfera (e la conseguente acidificazione globale degli oceani) erano di gran lunga più nocive dello stoccaggio sottomarino della CO2 conseguente al processo CCS.
Si spera che questo piccolo passo nella giusta direzione sia foriero di una maggiore attenzione politica al rischio dell’acidificazione degli oceani e che ponga le basi per una reale riduzione delle emissioni globali di CO2

Nick Riley - British Geological Survey – Centro di Scienze Ambientali