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Mohamhed Nuttah - Effetti dell’Inquinamento nel bacino del Mediterraneo

Il Mediterraneo è uno dei bacini più pesantemente inquinati del mondo. Copre 2.500,000 Kilometri quadrati con una profondità media  di 1500 metri. Il punto più profondo situato nel mare Ionio, tra la Grecia ed il “piede” dell’Italia arriva sino a 5000 metri.

La linea di costa si estende per 46.000 Km. E riguarda ben 22 Paesi. La  Regione è nota per il suo clima particolarmente lieve con temperature uniforme e temperate.

Le sue coste sono ricche di specie endemiche. La varietà della flora è stimata in oltre 25000 specie, delle quali oltre la metà sono endemiche.

Grecia e Turchia, da sole, contengono una grande varietà di piante che rappresentano non solo un contributo alla bellezza del paesaggio ma anche un potenziale per realizzare medicinali e per le varie cucine locali.

I principali fiumi della Regione hanno dato luogo ad importanti zone umide, come nel caso del delta del Nilo, dell’Ebro, del Rodano, del Po.

Queste zone umide, ricche di nutrienti attraggono da due a cinque miliardi di uccelli migratori ogni anno. Tuttavia solo il 6% delle aree umide presenti al tempo di Roma, sono ancora esistenti.

Oggi  82 milioni di persone vivono in città situate lungo le coste e si prevede per il 2025, una stima tra i 150 ed i 170 milioni.

Ai Paesi della riva sud fa capo il 32% dell’intera popolazione delle Regioni. Si prevede che questa quota passi al 60% per il 2025.

Nel Mediterraneo è presente anche una forte “pressione” stagionale. Si prevede per il 2025 si passerà dagli attuali 100 milioni di turisti per anno ad un numero almeno doppio.

I 18 Paesi costieri del Mediterraneo hanno una popolazione di 350 milioni dei quali 135 milioni vivono sulle coste.

Il turismo raggiunge il periodo di punta normalmente tra maggio e settembre ed è proprio concentrato nelle aree di costa.

Il programma ambientale delle Nazioni Unite stima che vengono riversate nel Mediterraneo, annualmente, 650 milioni di tonnellate di rifiuti, 129.000 tonnellate di minerali, 60.000 tonnellate di mercurio 38.000 tonnellate di piombo e 36.000 tonnellate di fosfati.

Inoltre il 70% delle acque di scarico riversate nel Mediterraneo non sono trattate.

Questo mare è anche una delle maggiori rotte mondiali per il trasporto dei petroli ed oltre un milione di tonnellate di petrolio viene scaricate a mare per danni accidentali, lavaggi illegali dei tanks o a cause di inadeguate attrezzature portuali.

Si stima  che 220.000 navi superiore alle 100 tonnellate attraversino il Mediterraneo ogni anno per un totale tra 100.000 e 150.000 tonnellate di petroli.

Le acque del Mediterraneo  hanno un  basso ritmo di ricambio (tra 80 e 90 anni) il che rende  questo mare particolarmente “sensibile” ai danni da inquinamento. L’80-85% degli inquinanti che finiscono nel Mediterraneo provengono da fonti terrestri.

Gli scarichi delle città costiere, inclusi una serie di complessi turistici, sono immessi direttamente in mare, senza essere trattati.

Inoltre milioni di tonnellate di inquinanti provenienti da attività industriali dei Paesi rivieraschi vengono scaricati in questo mare annualmente.

Quanto sopra è stato - tra l’altro messo in evidenza – dal rapporto del Segretariato del Piano di Azione del Mediterraneo (UNEP sta monitorando questo mare ormai da tre decenni), rapporto presentato in occasione del trentesimo anniversario della Convenzione di Barcellona.

Le industrie particolarmente responsabili dell’inquinamento sono quelle per la lavorazione del metallo, le raffinerie, le industrie di concie, quelle chimiche per prodotti organico ed inorganici, nonché l’industria alimentari del cibo.

Questa breve relazione sul bacino del Mediterraneo e gli effetti dei materiali contaminanti, è necessaria per unire gli sforzi dei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo al fine di eliminare o ridurre il più possibile l’inquinamento, anche attraverso scambi di esperienze, di studi di approcci tecnici.

 

Mohamhed Nuttah – Consigliere Scientifico – Ministero della Pesca – Libia