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Mario Pavan - Anche così si fa la politica, ed e’ ora di cambiare.pdf | Download Share on Facebook |
- CHE COS’E’ LA POLITICA?
La politica è uno strumento per guidare i popoli difficile da usare. Non si dice guidare in quale direzione, per quali finalità, con quali mezzi operare. Si vorrebbe che fosse per il bene dei popoli. “Salus populi suprema lex” (“il bene dei popoli è legge suprema”, Cicerone). Così dovrebbe essere. Ma “la politica non è una scienza esatta” (Bismark) : è “l’arte del possibile” (Bismark). Dunque nulla di sicuro, neppure la definizione di politica. Si può concepirla e viverla in tanti modi.
In politica si può essere dunque protagonisti, attori, si possono avere obiettivi molteplici, variabili, reversibili e le sue finalità per questa variabilità possono essere viste e giudicate positivamente o negativamente a seconda del punto di vista dell’osservatore. Esiste una morale politica univoca? No. E neppure un’etica politica basata su principi universali, come fosse, ad esempio non fare agli altri ciò che non vuoi che sia fatto a te, oppure ama il prossimo come te stesso. E’ un’arte, un gioco a scacchi. Nulla di definito, di preciso, tutto fluttuante nonostante che da millenni si faccia politica in tutto il mondo e soprattutto quella politica che, partita dal Mediterraneo via Egitto-Grecia-Roma ha gestito l’Europa e poi gran parte del mondo. Ora è nella più completa polimorfa e incorreggibile confusione. Nessuna delle numerose varianti di politica (dittatura, democrazia, teocrazia ecc.) ha dato una sistemazione stabile alla gestione dei popoli, né ha dato una definizione univoca di sé stessa.
Tremila e più anni di letteratura mondiale infarcita di testimonianze e definizioni e interpretazioni della politica ci danno dimostrazione di varie interpretazioni benevole e malevole di questa funzione guida dei popoli e degli operatori politici.
Le interpretazioni pesanti e negative sono prevalenti sulle valutazioni positive. Ma non crediamo sia giusto ad esempio prendere come valore di base, per citare solo due casi negativi, quanto ha detto Voltaire (XVIII secolo) : “che cos’è la politica se non l’arte di mentire a proposito? , oppure R.W. Reagan, ex Presidente degli Stati Uniti, che nel 1975 dichiarò: “ La politica è stata definita la seconda più antica professione del mondo. Certe volte trovo che assomigli molto alla prima”.
Vi è sempre stato e vi è del meschino e del buono nella politica. Vediamo.
- IL MESCHINO
In politica le attività e il tempo sono impegnati più per distruggere che per costruire.
Distruggere il potere altrui, fare in modo che altri non lo raggiungano e impedirne l’uso che non sia a proprio vantaggio, bloccare le attività altrui, sia degli avversari che degli alleati che aiutano in queste microcriminalità, sopraffare per non essere sopraffatti, far credere il falso per il vero e al contrario il vero per il falso, usare ogni astuzia, trappole e trabocchetti per creare difficoltà, paure e dubbi negli altri al fine di bloccarli e spianare la strada per ottenere i propri benefici.
Questo avviene in ogni politica d’ogni Paese. Per l’Italia un’enciclopedia di tutto ciò è in quanto è avvenuto nei mesi dalla caduta del governo Prodi in poi, 1998-99.
In campo internazionale è emblematico ciò che è avvenuto nei mesi del conflitto tra Serbia e NATO, 1999, e quanto si è scoperto e che ha obbligato al disonore delle dimissioni la Commissione dell’Unione Europea, in pratica l’intero Governo dell’Unione Europea nella primavera del 1999. Così la politica governa il mondo, ovunque.
Questa è la norma imperante in politica ad ogni livello piccolo o grande, locale, nazionale internazionale, continentale e intercontinentale. Una biblioteca lo dimostra.
L’oppositore vuole distruggere il potere altrui e se riesce ad acquisire il proprio, a sua volta diventa oggetto di altrettanta sopraffazione contraria.
L’inganno è il denominatore comune e la confusione studiata e organizzata è uno strumento particolarmente efficiente, anche a livelli mondiali in campo finanziario come in altri settori a seconda delle circostanze e dei fini da raggiungere. Esistono potenti istituzioni specializzate a questo scopo, cioè a far nascere, organizzare, diffondere la confusione anche a scala globale.
Avviene che molti politici affermano di sapere come risolvere i problemi della società, del Paese. Per esempio nella fase attuale di incalzante disoccupazione europea affermano di sapere come risolvere il problema di dare lavoro a tutti, ma con profondo cinismo non rivelano come farebbero lasciando così peggiorare la situazione. O sono loro a farlo o nessun altro lo deve fare.
Questa è l’etica politica dominante ovunque.
Come definire questo atteggiamento antiumano, ammesso, ma non dimostrato, che veramente sappiamo come risolvere il problema della cui soluzione si proclamano depositari?
E così avviene in altri importanti settori della politica nazionale e internazionale. Ad esempio quando si dichiara di poter dominare e disporre con certezza del trionfo di una moneta e poi invece si svaluta, o quando si afferma di poter assicurare la pace fra i popoli e poi si deve assistere ai massacri, ai genocidi, alla guerra, o quando si proclama di dare giustizia e libertà e si realizza invece repressione e schiavitù; o quando si promette con certezza la distribuzione della ricchezza e del benessere economico e si distribuisce invece la miseria.
Sono casi clamorosi avvenuti, che avvengono e che certamente continueranno a verificarsi come risultato dei sistemi politici irrazionali, eticamente irresponsabili, in corso dai livelli locali a quelli internazionali.
Sono tecniche politiche diaboliche che in varie forme funzionano anche nelle alte sfere di attività dei rapporti umani perfino in quella culturale e anche spirituale. E’ il “principio universale della vendetta e ritorsione” in politica, come in guerra il principio della “rappresaglia”.
In questo spirito delle relazioni umane è normale stringere alleanze distruttive pensando a priori come poi separarsi dall’alleato-complice e impedirgli di trarre profitto dalle malefatte comuni. Per il proprio interesse in politica, ad ogni livello, per il bene e per il male, non fa differenza tra l’alleato e l’avversario.
Ma “in politica bisogna guarire i mali non vendicarli” (Napoleone III)
In questa forma di politica, imperante dal basso livello di cortile ai rapporti fra Stati, nessun colpo è escluso, nessuno. La gelosia, che alligna spesso anche fra le istituzioni delle grandi organizzazioni internazionali, all’interno di esse blocca ogni operatività, impedisce ogni sinergia operativa e lascia passare solo fiumi di parole, di auspici, raccomandazioni senza nulla di concreto. Assistiamo così, per questi motivi, alla inutilizzazione di uomini e mezzi che se tempestivamente e convenientemente utilizzati porterebbero grandi benefici per l’interesse umano generale.
Così è l’uomo. E’ quello che è e non come vorremmo, ed ha la tendenza ad essere il peggio che può. Da sempre. E ciò avviene per raggiungere il potere, la mala bestia, ed impedire che altri lo raggiunga e lo eserciti.
Questo non significa che la politica e i politici siano solo così e che la politica sia solo lotta di potere e di interessi particolari. Vi è ben altro nella vita e per la vita dei popoli di cui la politica si occupa. Vi è anche la parte nobile per il bene comune, positivamente esaltante
“I vizi degli uomini s’incidono nel bronzo, e scriviamo le loro virtù nell’acqua” (Shakespeare) . E’ vero: non dimentichiamo però che vi è chi cerca di arrivare al potere per scopi sublimi , ma è rarissimo che avvenga. Può avvenire anche nelle istituzioni. E se avviene siamo propensi a non parlarne e ad ignorarlo. Ma avviene.
L’uomo e le istituzioni sono capaci anche di fare e fanno cose eccelse. Nell’arte, nella letteratura, nella cultura anche col mecenatismo, nelle scienze e nelle applicazioni pratiche, in medicina, chirurgia, assistenza, nell’ingegneria, nell’esplorazione per la conoscenza dell’uomo e del mondo fino all’astronautica.
“L’uomo è per natura un animale politico” (Aristotele, La politica) e anche in politica vi è la nobiltà. Centinaia di grandi uomini del passato ci hanno lasciato insegnamenti da grandi maestri di umanità.
Insomma l’uomo è capace di tutto anche nel bene.
C’è ora una persona di fede, il Papa, che esorta di smettere con questi sistemi che durano da sempre. Da sempre. Protagora, 2500 anni or sono, ammoniva l’umanità: “FATTI, NON PAROLE!”.
Che cosa dobbiamo fare per rialzare il tono della politica? Si può farlo, segni di ravvedimento ad alto livello internazionale dicono che si può farlo.
E’ora di cambiare.
SEGNI BUONI DA SVILUPPAR
Ci sono segni buoni e concreti, accadono cose che riscattano il meschino. Molte meritevoli attività sono faticosamente in discussione nelle alte istituzioni politiche in Italia e internazionali. La volontà di fare bene risulta da molti aspetti ed episodi ai quali possiamo aggiungere cose non note che coinvolgono buone iniziative in corso nelle quali abbiamo dovuto compiere un ruolo e un’esperienza personale che abbiamo il dovere di esporre per rendere omaggio e riconoscenza a quanti vi hanno partecipato.
In primo luogo il consiglio d’Europa, l’Assemblea Parlamentare e il Congresso dei Poteri Locali e Regionali, nonché l’Assemblea Parlamentare per la Cooperazione Economica dei Paesi del Mar Nero (PABSEC), e poi persone ed Enti in Italia e fuori d’Italia.
Nelle riunioni tecnico-politiche che hanno preceduto e preparato nel 1998 la 5a Conferenza delle Regioni del Mediterraneo e del Mar Nero organizzata dal Consiglio d’Europa, riunioni svoltesi a Strasburgo, Montpellier, Salonicco, Istanbul, Izmir, Opatija in Croazia e altrove, ci è stato chiesto di proporre regole per una nuova etica politica nei rapporti fra Stati e popoli dell’area e di portare alla 5° Conferenza a Marmaris (Turchia) il 25-27 febbraio 1999 un rapporto sulla situazione generale del sistema Mediterraneo-Mar Nero. Il compito è stato annunciato e diffuso dal Consiglio d’Europa con questo comunicato: 5a Conferenza delle Regioni Mediterranee. L’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa terrà nell’ottobre del 1998, in collaborazione con il Congresso dei Poteri Locali e Regionali d’Europa (CPLRE), la 5a Conferenza delle Regioni Mediterranee. Le discussioni di questa manifestazione si incentreranno sullo sviluppo sostenibile dei bacini del Mar Mediterraneo e del Mar Nero e il suo obiettivo consisterà nel creare una piattaforma di dialogo permanente, con la collaborazione interparlamentare e interregionale, per favorire il rafforzamento della pace, la sicurezza democratica e lo sviluppo sostenibile nel Mediterraneo e nel Mar Nero.
Un documento finale, la cui preparazione è stata affidata al prof. Mario Pavan (Italia), dovrebbe permettere di confermare l’impegno dei partecipanti alla Conferenza alla realizzazione di questo obiettivo.
Ciò è avvenuto con un rapporto in tre lingue (italiano, francese e inglese) distribuito alla Conferenza, nel quale la nuove etica-politica richiesta è stata esposta in un capitolo dal titolo “Conclusioni-Messaggio”. Il testo era stato preventivamente approvato dall’Assemblea Parlamentare e dal Congresso dei Poteri Locali e Regionali del Consiglio d’Europa. Alla Conferenza di Marmaris erano presenti gli Stati Europei, del Medio Oriente e dell’Africa settentrionale. L’esposizione verbale del rapporto alla Conferenza era tradotto in estemporanea in otto lingue, compreso russo, greco, arabo, turco, ecc., e alla fine il rapporto con il Messaggio ha avuto l’approvazione unanime dell’Assemblea degli Stati della Conferenza.
L’Associazione Mareamico ne ha fatto oggetto di un manifesto e di discussione nella riunione internazionale di Terrasini (Palermo) il 28-29 maggio 1999 con l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Senatore a vita Scalfaro.
Successivamente la CUM (Comunità delle Università del Mediterraneo) ha diffuso il testo del Messaggio in varie lingue alle 165 Università consociate sollecitandone l’adozione e di farsene promotrici ai più alti livelli della cultura.
L’Università di Pavia nella riunione del Senato Accademico il 17 maggio 1999, ha aderito all’unanimità all’invito della CUM redigendo un verbale di completo accordo col Messaggio, ciò che costituisce un importante riscatto civile della cultura italiana che avrà ripercussioni positive.
Questi sono chiari segni che la politica e la cultura sentono la necessità di cambiare musica perché quella tradizionale si sviluppa sulla base di un antico modello che non va, come è detto chiaramente nel Messaggio.
E’ molto importante che questi segni positivi di cambiamento abbiano origine dalla politica internazionale del più alto livello e vengano recepiti al più alto livello culturale delle Nazioni.
Una richiesta di formulare un’etica politica di nuova generazione significa che in alto ci si rende conto che il modello tradizionale dei rapporti politici non va bene e deve essere cambiato. I risultati che ha dato sono stati deleteri: continui insopprimibili dissidi fra le Nazioni e 170 milioni di morti nelle guerre e nei conflitti scatenati nel mondo nel nostro XX secolo che sta per terminare.
I risultati che promette se non si cambia saranno sicuramente assai peggiori.
La stessa considerazione vale per quanto avviene ai livelli di base delle politiche interne delle Nazioni. Il rinnovamento etico dei principi della politica è necessario.
Sono segni che a priori potevano sembrare inconcepibili: sono invece diventati realtà che dimostrano un inizio di risveglio civile nelle coscienze, nella cultura, nel potere, nella politica.
Ora bisogna non abbandonare la sfida che è una battaglia difficile, insidiosa, apparentemente utopistica, ma è realistica, quindi realizzabile e si deve perciò realizzare.
Gli avvenimenti del passato generati dalla politica tradizionale perpetuata da sempre senza ravvedimenti né correzioni, non può che portare alla ripetizione dei soliti disastri, che si vedono preparati e in agguato.
E’ ora di cambiare per evitarli, costruire un futuro diverso e migliore. I ben noti avvenimenti del passato e la loro origine dalla politica tradizionale sono un chiarissimo avvertimento.
Solo un ritorno dell’intelligenza e volontà umana – soprattutto nella politica- può cambiare le sorti e assicurare la sopravvivenza. Se non si costruisce un futuro su basi nuove non si farà altro che perpetuare e peggiorare il passato.
Se nonostante i chiari avvertimenti non si cambierà, sappiamo dove sono le responsabilità nelle istituzioni e negli uomini del nostro tempo.
Sarà un sogno ma abbiamo imparato dagli Indios in Brasile che “Se io sogno è un sogno, ma se siamo in molti a sognare la stessa cosa, allora è l’inizio della realtà di domani”.
Su questo sogno siamo in molti a sognare, piccoli e grandi anche ai livelli più elevati in tre Continenti. E’ qui il valore di ciò che sta succedendo con l’adesione di Enti, Stati, Università e persone che contano in ogni Paese in tre Continenti.
Bisogna continuare, perché anche se difficile nessuna battaglia è stata persa prima di essere fatta. Insomma la politica è una malata da risanare perché non continui a diffondere altri mali. Quando la politica ha esaurito l’ultima parola del suo vocabolario, continua a parlare con quello della guerra. Secondo Von Clausewitz “La guerra non è solamente un atto politico, ma un vero strumento della politica, un seguito del procedimento politico, una sua continuazione con altri mezzi”.
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