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Mario Ferretti - La pesca in Mediterraneo.pdf | Download Share on Facebook |
La pesca mediterranea sta vivendo un periodo di forti trasformazioni. La gestione negli ultimi anni è praticamente passata dai governi dei singoli Stati all'Unione Europea e, per quanto riguarda l’Italia, molte delle competenze sulla pesca, che facevano capo alla amministrazione centrale (Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali) sono passate alle amministrazioni regionali.
La pesca, quindi, deve convivere con questo mutato stato delle cose spesso con problemi di difficile soluzione e con frequenti correzioni di rotta.
Da una parte la gestione UE, portata avanti dalla Commissione, male si sposa con le caratteristiche delle nostre risorse, del nostro mare, della nostra flotta, delle nostre tradizioni millenarie.
Ne sono esempi alcuni Regolamenti che, spesso pieni di imprecisioni anche, semplicemente, di traduzione nelle varie lingue europee, spesso intrisi di una filosofia che ha forse ragione di esistere quando si parla di Atlantico o di Mare del Nord, sono di difficile applicazione e a volte anche di comprensione.
Queste normative pretendono di regolamentare tutto nella pesca anche nei minimi dettagli, ma poi, all’atto pratico, si evidenzia che non sono applicabili, non ci sono strumenti per applicarli, non ci sono uomini in grado di provvedere ad un controllo così dettagliato e minuzioso.
Spesso si considerano i nostri pescherecci, che praticano la piccola pesca costiera, alla stregua dei grandi pescherecci che effettuano la pesca d’altura.
Spesso si chiede loro di sottostare a regole troppo severe, troppo complesse, impossibili da rispettare sia per le dimensioni del peschereccio sia per la formazione degli imbarcati. Ne è un esempio l’obbligo del Log-book elettronico per i pescherecci superiori a 10 metri di lunghezza.
Dall'altra parte la gestione regionale non è ancora completamente decollata anche per mancanza, in alcune regioni marittime, di sufficiente personale che possa confrontarsi con le complesse problematiche della pesca.
Con questa situazione piuttosto confusa con la presenza di legislazione a volte incomprensibile, a volte inapplicabile, spesso contraddittoria, la vita del pescatore diventa piuttosto complicata. A volte non riesce a capire, e nessuno lo aiuta in questo, se sta facendo una pesca legale o illegale.
Per semplificare e chiarire i limiti all’attività di pesca sarebbe necessario ridimensionare il numero e la dimensione dei provvedimenti legislativi, eliminare le discrepanze tra legislazione Comunitaria, legislazione Nazionale e legislazione Regionale.
Così com'è la situazione vi è difficoltà a comprendere la liceità o meno di certe attività, non solo per i pescatori che debbono rispettare le leggi (quando naturalmente riescono a capirne il senso e la portata), ma anche per gli addetti ai lavori che spesso danno interpretazioni diverse gli uni dagli altri.
È da poco stato varato il regolamento per stroncare la pesca illegale. Per poterlo applicare è necessario sapere, con chiarezza, cosa è permesso e cosa non lo è.
Prof. Mario FERRETTI
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