Luigina Fattorosi - La pesca sostenibile nelle aree marine protette

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  • 25 Febbraio 2019 Data di creazione
  • 25 Febbraio 2019 Ultimo aggiornamento
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In Italia le politiche di tutela del mare e delle coste hanno avuto negli anni recenti notevole impulso con l'istituzione di nuove aree marine protette e l'introduzione di norme che hanno modificato il loro iter istitutivo e assetto gestionale. Negli ultimi anni infatti la definizione di "area marina protetta" ha sostituito il termine "Riserva", legato anche etimologicamente ad un'idea di sottrazione del mare alle attività dell'uomo.

L'attuale configurazione delle aree marine protette italiane è, infatti, maggiormente elastica e cerca di abbinare la tutela ambientale alle esigenze socio-economiche dei territori interessati, privilegiando le attività dei residenti al fine di generare un indotto economico diretto e indiretto per le popolazioni locali. Talvolta l’istituzione di un’area marina protetta viene considerata penalizzante per le comunità locali, in particolare per la categoria dei pescatori, in realtà essa rappresenta un’importante opportunità.

Numerosi studi scientifici denunciano chiari segni di sovrasfruttamento delle risorse ittiche, che, accompagnati ai fenomeni di modificazione degli ecosistemi e alle significative perdite economiche che ne derivano, stanno mettendo in crisi l’intero comparto. Le aree marine protette rappresentano dei veri e propri laboratori in cui sperimentare politiche e tecniche innovative per la corretta protezione della biodiversità marina. In particolare è stato verificato che gli effetti della tutela delle risorse marine sulla pesca sono :  

  • Reserve effect , dovuto all’assenza di prelievo della zona A (no catch zone) e che consiste nell'aumento sia della densità degli stock ittici che della taglia di specie altrove intensamente sfruttate;
  • Border effect , legato al traboccamento degli esemplari adulti che si muovono fuori dalla zona protetta e al trasporto di larve e uova.

Oltre alla generazione di questi benefici, l'istituzione di un'area marina protetta offre nuove opportunità di sviluppo socio-economico legate al pescaturismo e all'ittiturismo, intese non solo come mezzo di integrazione del reddito, ma anche come potente strumento per la divulgazione della conoscenza dei valori del mare. E’ interessante inoltre notare come il prodotto ittico proveniente da un’area marina protetta può essere valorizzato con l’utilizzo di un marchio di qualità e di provenienza controllata, incrementando così le vendite e il valore di mercato.

Il successo di un’area marina protetta è però determinato in primo luogo da una corretta istituzione che può avvenire solo con il coinvolgimento delle popolazioni residenti.

Sicuramente, il primo passo per instaurare un rapporto corretto tra chi gestisce le Aree Marine Protette e il mondo della pesca è la condivisione delle regole, basata sulla comprensione e sulla comune pianificazione degli scopi e delle potenzialità dell'AMP. L'apporto ed il coinvolgimento dei pescatori, in particolare, può concretizzarsi nella partecipazione in maniera propositiva alla definizione delle aree e delle perimetrazioni; nella individuazione e condivisione delle misure di gestione; nello svolgimento di attività di supporto alla sorveglianza e nella realizzazione di azioni di conservazione e miglioramento della qualità ambientale. Un ulteriore contributo essenziale che può essere fornito da parte del mondo della pesca può riguardare la crescita della fruizione turistica incentrata sul recupero degli ambienti tradizionali, delle produzioni e dei piatti tipici, nonché delle varie attività che prevedono la partecipazione da parte del turista alle attività di pesca tradizionali, proponendo anche l'avvio di nuovi servizi, quali ad esempio il whale-dolphin watching e l'educazione ambientale.

In Italia il lavoro fatto sia per un corretto coinvolgimento degli stakeholder durante l’istituzione, sia per la modifica delle regole, ha permesso negli ultimi anni un incredibile aumento del numero di aree, ma soprattutto la concretizzazione di un modo nuovo di protezione ambientale che vede il coinvolgimento delle popolazioni locali e lo sviluppo socio-economico delle aree nel rispetto della protezione ambientale.

Il modello delle aree marine protette potrà essere utilizzato come base per la realizzazione di reti rappresentative del Mar Mediterraneo al fine di evitare un eccessivo sfruttamento delle risorse ittiche.

 

Prof.ssa Luigina Fattorosi – Università di Siena

 

 

 


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