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Leonardo Damiani - La gestione del territorio costiero in regime di federalismo demaniale

L’attuale scenario politico nazionale ha impresso una notevole accelerazione al processo di riforme più volte annunciato. Fra queste, quella che ha animato maggiormente il dibattito politico riguarda il federalismo per il quale si prevede di emanare, in tempi stretti, una serie di norme attuative che, fra l’altro, regoleranno il cosiddetto federalismo demaniale. In sostanza, tutti i beni demaniali saranno trasferiti agli Enti locali che potranno così godere dei relativi canoni di concessione. Tale processo normativo completerà un iter già avviato da tempo, con il trasferimento di competenze alle Regioni ed ai Comuni.

Il federalismo demaniale ha in sé molteplici aspetti positivi, giacché restituisce alle comunità locali la sovranità su un territorio che può rappresentare un importante volano per l’economia. Esso, tuttavia, pone molti interrogativi sulle modalità di governo delle aree costiere, che hanno una radice di tipo ambientale, ma importanti risvolti di tipo amministrativo.

A titolo di esempio, i lavori di armatura di foce del Torrente Saccione, al confine fra Puglia e Molise, ha determinato una condizione di squilibrio nel trasporto longitudinale a tutto vantaggio del Molise ove la spiaggia ha subito un notevole avanzamento e a detrimento del litorale pugliese, dove l’erosione ha ormai interessato la zona di vegetazione retrostante (Fig. 1).

Il decentramento della gestione del demanio marittimo può costituire un serio problema anche in casi che rivestono esclusivo interesse locale, ma che, in mancanza di norme di riferimento, difficilmente possono essere affrontati dalle amministrazioni locali e sono anzi forieri di contenziosi di difficile soluzione.

La foto n. 2, ad esempio, mostra il caso di un villaggio turistico a Nord di Barletta realizzato ed abitato da numerosi anni su suoli privati, per il quale erano state ottenute tutte le necessarie autorizzazioni. Ebbene, i processi erosivi in atto, nonostante i numerosi interventi di protezione realizzati con denaro pubblico, hanno compromesso in modo probabilmente irreversibile la sicurezza del villaggio che risulta ormai circondato dal mare su tre lati.

Oltre che nel campo della protezione dei litorali, il federalismo fiscale avrà importanti ripercussioni in materia di gestione portuale, con particolare riferimento alla portualità turistica e, comunque, su quella di interesse comunale.

Gli esempi appena illustrati mostrano come sia complesso affidare agli Enti la piena responsabilità sul territorio costiero, sia per la difficoltà intrinseca dei problemi da affrontare, sia per l’estensione delle aree su cui intervenire, spesso più ampie di quelle ove si manifesta il dissesto.

Le norme sul Federalismo fiscale, dunque, dovranno necessariamente individuare meccanismi idonei a garantire una visione unitaria del territorio costiero, imponendo regole sovraordinate, cui tutti gli Enti gestori dovranno attenersi, limitando la propria autonomia a beneficio dei territori limitrofi.

Il compito di regia potrebbe essere affidato alle Autorità di Bacino istituite con la Legge 183 del 1989 che, per vocazione, hanno piena competenza nel controllo del territorio costiero che ricade nel Bacino di competenza. A tal proposito, si deve segnalare l’importanza di una ricognizione sul territorio nazionale, tesa a verificare che le unità fisiografiche siano tutte ricomprese nell’ambito dei bacini di competenza dell’Autorità di riferimento e, in caso contrario, ridefinire i limiti dei Bacini, ovvero procedere a protocolli di intesa che restituiscano una visione d’insieme al problema.

 

Leonardo Damiani – Politecnico di Bari