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Leonardo Damiani - Il monitoraggio della fascia costiera nella macro regione adriatico ionica

I cambiamenti climatici, l'incremento delle attività economiche connesse con il mare (pesca, turismo e trasporti marittimi) e, più in generale, l'aumento di pressione antropica sulla fascia costiera hanno accelerato in modo impressionante l'evoluzione dei litorali, contribuendo a creare situazioni di rischio spesso incontrollate. Oltre al deterioramento della qualità delle acque costiere, sono sempre più evidenti i processi di erosione delle coste, con la conseguente perdita di ampie aree di territorio costiero o, ancora peggio, con crolli di costoni rocciosi spesso forieri di condizioni di rischio inaccettabili per le popolazioni residenti e per i turisti. E' dunque impellente attuare strategie di gestione del territorio sempre più attente, capaci di soddisfare le esigenze socio-economiche delle comunità che traggono dal mare la propria capacità di sviluppo, ma anche di preservare un ecosistema sempre più delicato. Il passaggio di competenze dal Governo Centrale alle Regioni, per certi versi indispensabile per la modernizzazione del paese, ha reso ancor più complessa la definizione di una strategia condivisa per la pianificazione del territorio costiero tesa a preservare le bellezze naturali che costituiscono, per molte aree del bacino del Mediterraneo, la principale fonte di ricchezza e di attrazione turistica.

Si deve altresì considerare che le azioni necessarie per tutelare l'ambiente marino non possono essere affidate a regolamenti e leggi nazionali che escludano un'analisi di contesto ben più ampia e che coinvolge numerosi paesi che condividono lo stesso ecosistema. Per rispondere a questa esigenza, la Comunità Europea ha di recente avviato l'individuazione di macroaree che condividendo le stesse esigenze e gli stessi problemi, possano produrre una più intensa collaborazione tesa a tutelare l'ambiente, a sviluppare sinergie che garantiscano il progresso socio economico delle popolazioni residenti ed a migliorare il livello di comunicazione fra i diversi soggetti che concorrono al raggiungimento degli obiettivi.

Una delle macro regioni delle quali si sta discutendo è quella Adriatico Ionica che coinvolge paesi della EU ovvero paesi candidati. L'obiettivo di tale macroarea potrebbe essere quello di integrare popolazioni la cui storia si è andata divaricando nel corso dei secoli, ma che spesso hanno radici culturali comuni e problematiche ambientali strettamente correlate fra loro.

A prescindere dagli ambiti di sviluppo di tale macroarea, non v'è dubbio che il mare costituisca il più forte fra i collanti di interessi condivisi dalle comunità che popolano la macroarea adriatico ionica.

Le considerazioni su esposte inducono a considerare il territorio costiero ed il mare comune quale fonte di ricchezza e, quindi, oggetto di investimenti, primo fra i quali è la perfetta conoscenza dei processi evolutivi che minacciano la qualità ambientale. In tal senso è necessario sviluppare protocolli di monitoraggio in grado di fornire i dati necessari per il controllo ambientale e una base affidabile per l'applicazione di modelli evolutivi. Purtroppo, in molti paesi sono quasi inesistenti le reti di monitoraggio ed anche quelle esistenti (ad esempio in Italia) vengono gestite in modo approssimativo, anche a causa di un assetto normativo non ancora ben definito. Questa carenza, se da un lato costituisce un elemento di preoccupazione, dall'altro può trasformarsi in un punto di forza, se solo si considera che l'implementazione di nuove reti di monitoraggio potrebbe essere affidata a studi preliminari che definiscano standard condivisi dai diversi paesi. E' indubbio, infatti, che, solo acquisendo gli stessi parametri e con le stesse modalità, sia possibile una comparazione fra i dati e, quindi, una migliore conoscenza delle dinamiche in atto nel bacino di interesse.

La Regione Puglia, in anni recenti, ha avviato una campagna di indagine molto articolata per il monitoraggio della fascia costiera. Le azioni avviate (ricognizioni aeree, rilievi prospettici delle coste alte, rilievo in continuo della linea di riva, rete di monitoraggio dei principali parametri tesi a definire le caratteristiche del clima meteomarino, ecc.), oltre ad arricchire il patrimonio di conoscenze del territorio costiero, hanno costituito una palestra efficace per comprendere le problematiche da affrontare per la gestione di un'attività così complessa e per analizzare a fondo le potenzialità delle tecniche utilizzate. Inoltre, nell'ambito del programma SEE, è stato avviato il progetto ECOPORT8 a leadership pugliese, nel cui ambito si stanno valutando le migliori strategie per il monitoraggio di aree portuali.

Appare dunque evidente che, per la sua posizione baricentrica e per le attività già avviate, la Regione Puglia possa candidarsi a gestire in prima linea un programma per la definizione degli standard di monitoraggio ambientale che investano non solo il territorio regionale, ma anche quello delle altre regioni adriatico ioniche, coinvolgendo anche quelle del Mar Nero che, per ragioni geografiche ed ambientali, condividono le stesse problematiche italiane.

 

Leonardo Damiani – Politecnico di Bari