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Giovanni Lelli - Ricerca Scientifica, educazione e comunicazione ambientale

Il mare e l’ambiente marino rappresentano ancora oggi una fonte di ricchezza culturale ed economica indispensabile per i paesi che si affacciano sul Mediterraneo.

Pensiamo ai trasporti di merci e di passeggeri, alle attività industriali, estrazioni di combustibili fossili, elettrodotti, gasdotti, alle attività ricreative ed educative e naturalmente alle attività di pesca che fanno la gioia della nostra tavola, con sempre però maggiore difficoltà delle marinerie.

Tutte queste attività si svolgono in un ambiente che ancora non ci ha svelato tutti i suoi segreti e le sue potenzialità, e proprio per poter approfondire queste conoscenze e accedere a queste ricchezze che dobbiamo preservarne quell’integrità che viene messa a serio rischio ogni giorno anche da un singolo incidente che può avere conseguenze rilevanti sugli habitat e sugli ecosistemi.

Se siamo coscienti che il suolo è stato utilizzato in maniera quasi esaustiva e che il mare, con le sue diverse forme di vita e di energia, in gran parte ancora da esplorare, potrà essere la nuova frontiera, è adesso che dobbiamo cominciare ad occuparci della sua governance e delle attività che vorremmo sviluppare e controllare con maggiore attenzione.

L’Italia con il suo patrimonio peculiare costituito dal 10% di aree protette, ha una notevole ricchezza che può essere meglio valorizzata.

E’ proprio sul futuro, e non solo del mare Adriatico o quello dei confini nazionali, ma dell’intero Mediterraneo che ci dobbiamo interrogare. Già oggi il mare Mediterraneo è sede di numerosi accordi e infrastrutture a rete e sempre più riconosciamo l’importanza del ruolo che questo bacino potrà giocare tra Paesi della sponda sud e quelli del Nord Europa, in termini culturali ed economici.

Il mare Adriatico è un esempio della presenza di diversi usi del mare, con attività più o meno impattanti e dove la pesca e la molluschicoltura, risorse fondamentali per l’economia dell’Adriatico, devono avere le necessarie garanzie di operare e coesistere in un ambiente privo di fonti inquinanti.

Oltre al contesto normativo, indirizzato sempre a maggiori tutele, un ruolo importante lo rivestono la comunicazione e l’educazione ambientale, sia da un punto di vista culturale - penso alle scuole dove Enti di ricerca ed esperti possono collaborare per fornire un quadro aggiornato di conoscenze umane, scientifiche e tecnologiche necessarie - sia da un punto di vista economico, dove comunicazione ed educazione ambientale costituiscono le necessarie premesse per lo sviluppo di nuovi settori produttivi.

Mi riferisco in particolare alle Aree Marine Protette ed ai Parchi Marini, in molti casi costituite da aree insulari che soffrono spesso delle problematiche relative alla scarsa diversificazione delle economie locali, prevalentemente turistiche e stagionali. Qui possono nascere nuove attività, di elevata valenza

 

ambientale, connesse alla gestione dell’acqua, al ciclo dei rifiuti, alla ottimizzazione del consumo di risorse e non ultimo ad una maggiore efficienza ed autosufficienza energetica anche attraverso l’utilizzo di fonti rinnovabili.  Tutti settori nei quali l’Enea è presente da tempo attraverso programmi di collaborazione scientifica con le scuole.

La ricerca può svolgere un ruolo importante per realizzare quanto prospettato, e deve essere pronta da una parte a fornire le necessarie valutazioni tecniche agli organi decisionali e dall’altra a continuare a sensibilizzare, insieme alle associazioni che si occupano di tutela, di educazione e comunicazione ambientale, operatori e opinione pubblica sull’importanza di mantenere le caratteristiche di questi ambienti.

In questo contesto l’Agenzia ENEA è impegnata in settori strategici della ricerca per l’individuazione e lo sviluppo di nuove tecnologie ambientalmente sostenibili.

Giovanni Lelli - Commissario ENEA