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Giancarlo Infante - Tra storia e modernità

La Rassegna del Mare, organizzata da Mareamico, si inserisce nell'insieme di quelle importanti iniziative che riguardano problematiche complesse, multidisciplianri: un prisma dalle tante facce, per affrontare il quale è necessario provocare la più ampia partecipazione, istituzionale e popolare, attorno a temi di comune interesse.

Il Mediterraneo è da sempre un vero e proprio crocevia mondiale di opportunità economiche, di scambi tra i popoli, costituendo un’immensa ricchezza sotto il profilo commerciale ed economico.

Tutti i paesi rivieraschi che vi si affacciano trovano da, sul e per questo Mare occasioni d’impegno e di sviluppo, legati tutti assieme da comuni ricchezze e da comuni problemi.

Il traffico, che sia passeggeri, merci o da diporto; la pesca, le cui aree vitali sono spesso sfruttate assieme, con non pochi problemi; il turismo che incrementa il trasferimento di ingenti masse di persone. E poi, ancora, forse da porre in cima alla lista, l’inquinamento e la salvaguardia di un bacino che ricambia le proprie acque con andamenti multi decennali, mentre aumenta la popolazione che immediatamente influisce sulle sue caratteristiche.

Il Mediterraneo, così, per le sue articolazioni orografiche e per la sua storia, non può che richiamare alla mente, immediatamente, la questione del rapporto tra l’ambiente e l’uomo.

Non a caso, Fernand Braudel, uno dei più grandi “ innamorati” di questo bacino scrive nel 1946 nella prefazione alla prima edizione francese del celeberrimo “ Civiltà e imperi del mediterraneo nell'età di Filippo II”:

“ Il Mediterraneo non è neppure un mare, è, come fu detto, un “ complesso di mari”, e di mari ingombri di isole, tagliati da penisole, circondati da coste frastagliate. La vita è mescolata alla terra, la sua poesia è più che a metà rustica, i suoi marinai sono contadini; è il mare degli oliveti e delle vigne quanto degli stretti battelli a remi o dei navigli rotondi dei mercanti, e la sua storia non è separabile dal mondo terrestre che l’avvolge più di quanto non lo sia l’argilla dalle mani dell’operaio che la modella”

Ci si trova, dunque, ripensando a questo specchio d’acqua, dinanzi ad un insieme inestricabile di questioni che affondano le radici in un passato pluri-millenario, ad un “ mosaico di tasselli”, ciascuno dei quali influenza ed è influenzato da quelli più vicini, i quali a loro volta influenzano e vengono influenzati da altri ancora.

I problemi riguardanti questo “ mosaico di tasselli” non possono certo essere affrontati da nessun paese rivierasco da solo, ammesso che ne possa avere i mezzi, le capacità e la volontà.

Il titolo di questo convegno itinerante è, pertanto, già di per sé, emblematico nella ricerca di una svolta generale nei comportamenti concreti: “Cooperazione Transfrontaliera per la valorizzazione e la protezione del Mediterraneo”.

Senza una vera, sentita e costante cooperazione non è possibile né proteggere il nostro più importante bacino d’acqua, e quindi di vita, così come la sua valorizzazione sarà sempre non completa ed esaustiva, mancando un impegno comune e convergente.

Braudelianamente, il dibattito porrà al centro dell’attenzione l’uomo, in questo caso milioni di uomini, perché i tre termini del titolo, cooperazione, valorizzazione e protezione, debbono essere ricercati a partire dall’uomo; per tutti gli uomini, comunque, legati al Mediterraneo.

Una quantità molto più ampia di coloro che immediatamente vivono, operano o trafficano sulle sue coste. Visto che da questo Mare e verso questo Mare si muovono anche merci e genti di altri continenti, e verso questo Mare gravitano interessi, suggestioni culturali, richiami storici proiettati ben oltre i pur ridotti limiti delle sue coste, influenzando e legandosi a quelli di una parte consistente dell’umanità.

Il primo problema posto dal bacino attorno cui è cresciuta l’umanità occidentale, quelle del Nord Africa e del Medio oriente, e da cui sono partiti poi i flussi di civilizzazione che hanno interessato altre importanti parti del globo, è costituito proprio dall'esistenza di un intreccio di numerose problematiche, le quali finiscono per legare assieme sviluppo ed ambiente. Ci troviamo di fronte ad un qualcosa di delimitato e definito nei suoi confini, dimensioni e quantità ma che implica una serie di  “ variabili”, tra di loro inscindibili.

A differenza del continente americano, per la cui continua trasformazione e crescita  è stato coniato il termine di “ frontiera” in continuo movimento, termine  che può essere applicato anche alle immense terre asiatiche o agli oceani, il Mediterraneo è quello che è: un bacino limitato il quale non consente ulteriori allargamenti.

A differenza delle pianure americane o delle steppe asiatiche, quelle che, sempre da Braudel, sono state definite le “ pianure liquide” mediterranee non possono contare sulla loro dilatazione progressiva e, quindi, si trovano strette ed imbrigliate su equilibri precari e fragili.

La cooperazione transfrontaliera non può che partire da questa prima, semplice riflessione.

Non può che essere avviata sul riconoscimento della precarietà della situazione, resa quotidianamente drammatica soprattutto dalle questioni demografica ed ambientale. E’ un sistema davvero a rischio ogni giorno che passa.

La cooperazione richiede anche uno sforzo di comprensione dei problemi generali, calati però nella specificità dei singoli tratti di mare e delle questioni ad essi legati; richiede la disponibilità al confronto e l’ascolto delle esigenze degli altri. Così, storia, politica, economia ed inquinamento si evidenziano ancora di più legati in maniera complessa ed articolata.

Il Mediterraneo che, naturalmente, e, molto spesso forzatamente, ha sempre tutti unito è anche frutto di un insieme di tante diversità, delle divisioni storiche, economiche e culturali che tanto hanno arricchito i nostri libri di storia. Ogni tassello del mosaico recrimina ed esige rispetto nei confronti degli altri.

Da dove partire, allora? La risposta, per gli assennati è scontata: da ciò che unisce.

Dalla consapevolezza che il Mediterraneo è di tutti e che deve essere salvaguardato da tutti.

Come? Con il partire così dai problemi comuni.

Ecco perché questo Convegno, che segue un itinerario intriso di una storia fatta di collaborazione, ma anche di scontri furibondi tra diversi interessi e diverse culture, chiama a raccolta studiosi, ricercatori ed esperti su cose che interessano gli uomini del Mediterraneo: turismo e movimento della gente; pesca; protezione e salvaguardia di un bene comune; cooperazione tra popoli e culture.

Certo, i grandi scenari politici, le divisioni ideologiche e religiose saranno sempre a ridosso di queste problematiche. Poche ore di navigazione ulteriore e la nave si troverebbe nel pieno di crisi secolari che, finora, non è stato possibile risolvere perché, da parte di tutti, si è accentato più su ciò che divide, piuttosto che su quanto unisce.

Non è un caso che, proprio a Malta, Paese dell’Unione Europea che meglio respira e sintetizza la vicinanza con l’altra sponda del Mediterraneo, si parlerà di cooperazione.

Una voce fuori dal coro? Che ben venga, visto che superato le crisi, più o meno pilotate da entità esterne ai paesi rivieraschi, il Mediterraneo resterà lì, come ha fatto per millenni, con il suo crogiolo di problemi, ma anche con tanta voglia di convivenza e di rispetto, di ansia di quella “contaminazione” reciproca che, soprattutto su queste sponde, ha dimostrato in molte occasioni l’esistenza di una opzione alternativa allo scontro ed alla divisione.

Ci lega un grande lago. La cosiddetta globalizzazione, nelle sue declinazioni primordiali, è stata vissuta dai navigatori greci, italiani e berberi. Le frontiere, fossero politiche o naturali, sono state nei secoli ripetutamente violate ed aggirate proprio grazie a queste acque.

Occidentali hanno dominato per secoli su terre altrui, gli arabi hanno fatto altrettanto. Tutti con l’obiettivo di gestire il patrimonio rappresentato dal “ mare nostrum” latino.

Queste vicende, però, hanno portato alla scoperta dell’esistenza di un patrimonio comune da valorizzare, in mille modi.

Se, come indica la volontà degli organizzatori di questo Convegno itinerante, si partisse dalle cose concrete, se si cominciasse a preoccuparci, assieme, degli scarichi inquinanti, del traffico marittimo, della definizione di regole certe sulla pesca, della individuazione di aree marittime su cui impegnare i propri scienziati e responsabili istituzionali, sicuramente sarebbe più facile affrontare anche le grandi lacerazioni che da tempo preoccupano le genti del mediterraneo e l’intera umanità.

 

Dott .Giancarlo Infante – Responsabile Rapporti con i Media – Consiglio Direttivo di Mareamico