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Francesco Valentini - La nautica da diporto ed i porti turistici tra sviluppo e tutela ambientale

Ancorché taluni affermino che l’Italiano non sia un “popolo di navigatori” e invece è un fatto constatato che l’Italia è probabilmente il paese mediterraneo nel quale si registra la maggiore diffusione di imbarcazioni da diporto (intendendo con tale termine generico sia quelle inscritte nei pubblici registri sia quelle, la maggior parte, non registrate).

I dati relativi al mercato interno degli ultimi dieci anni hanno fatto registrare un andamento mediamente crescente delle vendite di imbarcazioni e motori (soprattutto fuori bordo).

E’ ovvio che l’appena deflagrata crisi finanziaria/industriale globale, con inevitabili ripercussioni anche nel nostro paese, produrrà per un certo arco temporale un rallentamento delle attività produttive nel settore, ma è certo che, come in tutti i cicli economici, la ripresa prima o dopo avrà luogo.

Per quel giorno il nostro paese dovrà essere preparato sulla base di una lungimirante politica di sviluppo del settore.

Tale politica andrà in primo luogo finalizzata allo sviluppo dei porti e degli approdi dedicati al diporto nautico. E’ bene subito chiarire che sviluppo della portualità nel settore non va inteso come incontrollata proliferazione di porti dedicati (cosiddetti “marina”) bensì soprattutto come intelligente utilizzo di aree portuali dei porti minori (porti regionali) riservate alle necessità del diporto nautico in termini di spazi di ormeggio e servizi essenziali di supporto.

Una oculata politica di pianificazione nel settore da parte soprattutto delle Regioni d’intesa con i Comuni interessati sarebbe auspicabile.

Lo sviluppo della portualità in termini di strutture e servizi è presupposto fondamentale per lo sviluppo del turismo nautico, quest’ultimo connesso laddove possibile alla pratica di itinerari culturali  a terra di cui il nostro Paese offre ampie possibilità.

Sotto tale ottica è forse inverosimile pensare nell’immediato futuro ad un network informatico tra tutti i porti e gli approdi turistici che offra in tempo reale informazioni sulla disponibilità di posti di ormeggio, tariffe, servizi a terra e percorsi culturali praticabili?

Da ultimo la realizzazione di nuovi porti ed approdi non può, ovviamente aver luogo, che nel pieno rispetto del paesaggio e dell’ambiente. Essenziali sotto questo aspetto sono le valutazioni di impatto ambientale condotte in un’ottica non di mero negazionismo di nuove iniziative, bensì di ragionevole conciliazione delle legittime esigenze di sviluppo socio-economico di un’area con quelle  di tutela dell’ambiente e del paesaggio marino costiero.

 

Dott. Francesco Valentini – Vice Presidente Associazione Mareamico