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Francesco Valentini - La gestione dei rifiuti

Tavola rotonda: gestione dei rifiuti (marine litter) Risultanze dei lavori

Con il termine “marine litter” si definisce qualsiasi materiale solido persistente prodotto dall'uomo e abbandonato nell'ambiente marino.

Nella storia dell’umanità tradizionalmente il mare è stato considerato perfetto luogo di discarica di rifiuti solidi (e liquidi) spesso nocivi all'ecosistema marino. Basti pensare, da ultimo, ai residui bellici della prima e seconda guerra mondiale rinvenuti nelle acque del basso Adriatico (proiettile all’iprite) o  agli affondamenti di navi nel basso Tirreno con a bordo carichi perlomeno misteriosi.

 Il gruppo di lavoro si è peraltro concentrato su una problematica di particolare gravità: quella dell’immissione in mare di materiali plastici, fenomeno che andato aumentando negli ultimi decenni in concomitanza con lo sviluppo della società dei consumi.

 Secondo indagini statistiche, recentemente condotte da vari enti di ricerca (anche internazionali) e associazioni ambientaliste, la stragrande maggioranza 70/80% di rifiuti plastici proviene dalla costa, soprattutto da foci di fiumi ,canali, scarichi fognari di consumo di comuni rivieraschi.

Il materiale plastico è nocivo per l’ ecosistema marino, in particolare per la fauna ittica, in quanto per  la maggior parte è risultato di lavorazione chimica del petrolio. Rilevanti quantità di plastiche alla deriva sono state avvistate negli oceani. Anche nel Mediterraneo significativi quantitativi sono stati avvistati soprattutto nel Mar Tirreno settentrionale nell'area di protezione speciale del “Santuario dei cetacei” a seguito del gioco di particolari correnti.

Avendo la caratteristica di essere persistente per centinaia di anni (450 per le bottiglie) tale materiale costituisce un grave pericolo sia allo stato solido per le specie ittiche di maggior taglia (in particolare mammiferi rettili marini che lo ingoiano con rischi di soffocamento danni all'apparato gastro intestinale); sia per quella di minor taglia, in quanto la plastica, degradandosi nel tempo in micro particelle, viene ingoiato dai pesci entrando per tale via nella catena alimentare di cui spesso l’ultimo fruitore è l’uomo.

Il gruppo di lavoro ha preso atto delle indagini e ricerche in corso del nostro Paese per affrontare tale fenomeno: la Regione Toscana che attraverso l’attività di monitoraggio dell’Arpa controlla lo stato delle acque prospicienti la costa;  l’Università di Siena che studia gli aspetti  tossicologici del problema; l’ ISPRA che nella sua attività di supporto al MATTM si occupa dell’impatto del fenomeno sull'ambiente marino –costiero (in esecuzione anche dei progetti nazionali e comunitari) nell'ambito della vasta tematica della “Strategia marina”  (Direttiva 2008/56/CE). Anche il CNR nell'ambito dell’attività di studio ricerca della presenza di rifiuti in mare,  presta particolare attenzione ai prodotti plastici; riguardo viene sottolineato il ruolo importante che possono svolgere nella raccolta e pescatori con rete a strascico se opportunamente regolamentati e incentivati dei soggetti pubblici competenti.

Il gruppo di lavoro ha esaminato le possibili azioni per contenere nella massima misura possibile tale fenomeno.

Posto che la stragrande maggioranza dei rifiuti plastici proviene da terra, si rende assolutamente indispensabile da parte degli enti territoriali costieri- comuni, province e regioni, una scrupolosa applicazione delle norme regolamenti in materia di raccolta differenziata dei rifiuti con particolare attenzione a quelli plastici.: e successivo loro avvio a smaltimento o ( meglio ancora) riciclo.

Può essere inoltre assai utile come azioni suppletiva, previo monitoraggio delle foci dei fiumi, l’istallazione di apposite strutture idonee al contenimento di rifiuti solidi prima dell’ora arrivo a mare, soprattutto nei casi di emergenza (piene). La società Castalia ha presentato un progetto di struttura allo stato prototipale in corso di sperimentazione. Anche l’impiego di piccoli battelli opportunamente attrezzati per la raccolta di rifiuti solidi in mare può dare un contributo positivo, soprattutto se utilizzati in prossimità o entro le aree marine protette o comunque nelle zone di alta valenza ambientale e paesaggistica (la Società Labromare impiega natanti del genere per la pulizia delle acque portali).

A conclusione della discussione, il gruppo di lavoro ha ritenuto opportuno sottolineare come una capillare politica di educazione ambientale da parte di tutti soggetti pubblici e privati coinvolti (a cominciare dalle scuole) possa costituire fattore determinante per il contenimento di un fenomeno che sta gravemente minacciando il futuro del mare, elemento essenziale per la vita del pianeta e quindi dell’uomo.

 

Dr. Francesco Valentini

Comitato Scientifico Mareamico