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Francesco Saverio Abate -Contributo del Direttore Generale della pesca marittima e acquacoltura

XIX  EDIZIONE DELLA RASSEGNA MARE

 

Nel corso della mia esperienza di Direttore generale della pesca ho avuto modo di interiorizzare un concetto molto semplice ma non per questo meno rilevante: il mare non può essere più considerato – e chiedo scusa agli studiosi di diritto – res communis omnium  ma res propria.

Naturalmente questo è solo un paradosso, ma che ritengo estremamente utile per chiedere quale ritengo sia l’approccio più giusto nei confronti di un bene che, alla stregua di quelli a noi più cari, deve essere custodito gelosamente, difeso ed amato come ogni bene ricevuto in eredità e, con la stessa religiosità affettiva, trasferito ai posteri. Il tutto con la cosciente consapevolezza  che quanto più sarà convinto, solidale e saldo il vincolo ed il rispetto per il mare, tanto più sarà convinto, solidale e saldo l’impegno che le generazioni, attuali e future, porranno a sicura tutela del mare.

Purtroppo, lo stato attuale delle risorse presenti nel Mar Mediterraneo, pur non presentando situazioni di forte sofferenza, risulta caratterizzato da uno sfruttamento non sostenibile di alcune specie di fauna marina, segno inequivocabile di un “maltrattamento” durato per troppo tempo nei confronti di quello che può essere definito, senza enfasi, come il bene più prezioso per l’umanità.

Nel solo Mediterraneo ogni anno vengono distrutte, con enorme impoverimento della sua biodiversità, molte tonnellate di biomassa ittica. A questo si aggiunga la minaccia costituita dall’inquinamento, derivante sia da fonti terrestri, (come gli scarichi) che marini.

Una forte regolamentazione della pesca è, quindi, necessaria non solo per tutelare la stessa sopravvivenza economica e sociale dei pescatori, ma anche e soprattutto per la cura della biodiversità e degli ecosistemi marini e costieri, senza la quale tutto il comparto della pesca professionale è destinato ad un inesorabile impoverimento.

            In particolare, nel mar Mediterraneo è forte l’impegno che da sempre, questa Amministrazione, con il sostegno di diverse associazioni ambientalistiche tra le quali Mareamico, ha sempre ricoperto un ruolo di primo piano, espleta per dare un freno ai sistemi di pesca non sostenibili e non selettivi, come le reti derivanti (c.d.s padare) o le reti a strascico utilizzate indiscriminatamente.

            L’intervento del Ministero della Direzione Generale della pesca marittima e dell’acquacoltura  a tutela dell’ambiente marino e costiero è sempre stato di molteplice natura: collaborazione nell’istituzione di aree marine protette, istituzione di zone di tutela biologica, avvio di progetti di informazione e formazione nei confronti degli operatori del mare e, non ultimo, sensibili sostegni economici per la riduzione dello sforzo di pesca.           

Questo sforzo tuttavia, assume un pregio ancor più rilevante se accompagnato da un analogo impegno da parte di tutti gli Stati che si affacciano sul Mediterraneo. L’ambizioso traguardo di coinvolgere e far lavorare insieme tutte le nazioni coinvolte al fine di un auspicato raggiungimento di un programma di salvaguardia che superi i confini nazionali e europei, anche per individuare habitat e progetti su scala sopranazionale, sarebbe un importante passo verso la conquista di quel senso di appartenenza comune che deve necessariamente permeare i rapporti tra gli Stati mediterranei.

È importante cogliere l’opportunità offerta dalla XIX Rassegna del Mare, organizzata da Mareamico, poiché fornisce un punto di dialogo e confronto, ai più alti livelli, tra gli esponenti delle Istituzioni, e del mondo politico e governativo, e gli esperti di settore di altri Paesi del Mediterraneo.

In tale contesto occorre lavorare all’individuazione, anche in riferimento alle normative comunitarie in vigore, delle migliori soluzioni applicative e delle eventuali soluzioni correttive in modo da assicurare un giusto bilanciamento tra esigenze di sviluppo e salvaguardia dell’ambiente marino e costiero.           

            La gestione della pesca del Mediterraneo, come noto, deve infatti poggiare su regole condivise, armonizzate e sul principio di stretta cooperazione, dai sistemi di controllo alla ricerca scientifica.

L’obiettivo ultimo deve essere, quindi, la definizione di strategie di tutela delle risorse  e dell'ambiente, in una visione di sostenibilità della pesca nel lungo termine.

La sostenibilità delle risorse e la preservazione della qualità del patrimonio paesaggistico e dell’ambiente marino rappresentano, tuttavia, percorsi da condividere in un contesto multilaterale tra l’Unione Europea ed i Paesi terzi che si affacciano sul Mediterraneo,  strada maestra per garantire una coesistenza pacifica e uno sviluppo solido e duraturo alla regione.

Tale è la filosofia che ha ispirato l’istituzione dei distretti di pesca, finalizzati ad una  gestione razionale delle risorse biologiche, in attuazione del principio di sostenibilità, essendo aree marine omogenee dal punto di vista sociale, ambientale ed economico.

           I Distretti, inoltre, possono incentivare la promozione del turismo e attività connesse all’economia ittica oltre che la differenziazione alla fonte dei redditi, come per es. l’ittiturismo, il pescaturismo, la pesca sportiva.

           Di non secondaria importanza è l’occasione che i Distretti offrono, di offrire un’integrazione della filiera con altri comparti produttivi (trasporti, turismo, artigianato, PMI  dei vari settori produttivi ecc.).

In Italia, il primo Distretto Produttivo della Pesca è quello di Mazara del Vallo. Grazie alla sua istituzione si è sviluppato un modello economico che ha trovato vari interlocutori tra i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo e, in particolare, la Libia.

Tenuto anche conto degli obiettivi raggiunti da tale Distretto, guardiamo con soddisfazione alla futura costituzione di altri Distretti, come quello della Puglia e del Nord Adriatico.

Da ultimo, prima non in ordine di importanza, va evidenziato lo sforzo che la mia Direzione generale, in collaborazione al Corpo delle Capitanerie di porto, stanno compiendo per il contrasto alla pesca illegale. Tale forma lotta, per una completa efficacia, non va condotta solo in mare, ma deve necessariamente allungare i suoi tentacoli su tutta la filiera commerciale dei prodotti ittici. Solo in questo modo può essere assicurata adeguata tutela alla salute del consumatore che deve continuare a vedere nel mare la fonte più pura di sostentamento.

 

FRANCESCO SAVERIO ABATE -  DIRETTORE GENERALE DELLA PESCA MARITTIMA E ACQUACOLTURA