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Ferruccio Maltagliati - L’integrazione dei dati genetici nella gestione delle risorse biologiche marine nel quadro della cooperazione tra paesi mediterranei

             I dati di genetica molecolare hanno trovato un larghissimo impiego in molte specie marine per la risoluzione di vari problemi, tra i quali, ad esempio, l’identificazione degli stock o delle unità di conservazione ed anche la valutazione della presenza di erosione genetica delle popolazioni in conseguenza del sovrasfruttamento legato al prelievo eccessivo. Questo tipo di dati può oggi essere ottenuto abbastanza facilmente e rapidamente, visti il recente sviluppo e l’ampia diffusione delle tecniche biomolecolari, che sono diventate accessibili a un gran numero di laboratori. Di fatto, ad oggi, dati genetici basati su tecniche biomolecolari sono già a disposizione per la maggior parte delle specie sfruttate commercialmente. Nell’uso che viene fatto di questo tipo di dati, è da rilevare però un “punto critico”, cioè quello che riguarda il passo successivo all’ottenimento dei dati genetici. Mi riferisco in particolare a quello che riguarda l’integrazione del dato genetico, non solo nei modelli utilizzati dai biologi della pesca, ma anche con le politiche gestionali delle risorse pescabili. Sebbene ci sia oggi un’apertura generale all’integrazione di questo tipo di dati nei piani di gestione della pesca, i progressi appaiono molto lenti. I fattori responsabili sono molteplici e abbastanza complessi: alcuni, di natura puramente biologica, sono legati al potere risolutivo intrinsecamente basso del dato genetico in alcune specie. Il continuo sviluppo tecnologico riuscirà a colmare questa lacuna in tempi brevi. Un altro problema è legato allo scarso flusso di informazioni, non solo tra biologi e gestori della pesca, ma anche, nell’ambito scientifico, tra ecologi molecolari e biologi della pesca. Un altro punto da evidenziare riguarda il fatto che molta informazione intrinseca ai dati biomolecolari può offrire risposte non solo sui problemi a breve termine, che sono quelli che interessano maggiormente i gestori della pesca. La maggior parte dei dati genetici infatti viene utilizzata per l’interpretazione di processi bio-ecologici che avvengono su scale temporali medio-lunghe (scala evolutiva), che solo raramente vengono presi in considerazione nelle politiche gestionali della pesca, ma che rappresentano l’unica base solida per una gestione che abbia efficacia anche oltre l’immediato.

            Durante la XIX Rassegna del Mare, tenutasi a Tunisi dal 28 novembre al 1 dicembre 2008 (per una descrizione esaustiva di questa manifestazione, si veda il recente articolo di Beatrice Bardelli “A Tunisi la XIX edizione della ‘Rassegna del Mare’ di Mareamico” Economia & Ambiente, 1-2: 29-35, 2009) sono emerse prospettive interessanti, tra le quali quelle riguardanti il progressivo sviluppo della cooperazione nel settore della pesca tra paesi mediterranei europei e nordafricani. La suddetta cooperazione da un lato favorirà l’economia dei vari paesi mediterranei, dall’altro comporterà uno sfruttamento più intenso degli stock nordafricani di molte specie bersaglio. Per una corretta gestione della pesca in queste nuove aree, sarà pertanto necessaria la conoscenza della biologia e dell’ecologia degli stock nordafricani. Questi, oltre ad essere attualmente meno impattati dalla pesca rispetto alle loro controparti europee, sono anche meno conosciuti dal punto di vista scientifico. È auspicabile quindi che parallelamente, o, ancora meglio, in maniera integrata, vengano portati avanti programmi di ricerca sui vari aspetti di biologia della pesca da parte di gruppi di ricerca europei e nordafricani. Questi programmi forniranno ai ricercatori europei e nordafricani l’opportunità di ottenere nuovi dati sugli stock meno conosciuti del Mediterraneo, ma anche di lavorare congiuntamente, una prerogativa essenziale per il progresso formativo dei ricercatori e quindi, più in generale, per lo sviluppo scientifico.

 

Ferruccio Maltagliati

Università di Pisa, Dipartimento di Biologia, Unità di Biologia Marina e Ecologia, Via Derna 1, 56126 Pisa.