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Corrado Piccinetti - Per una pesca sostenibile

Esiste un consenso generale sul fatto che la pesca debba avere tre riferimenti per la sostenibilità nel tempo: sostenibilità ambientale, sostenibilità economica e sostenibilità sociale. Non sempre si adottano misure che considerano questi tre aspetti. In realtà la sostenibilità ambientale ha avuto una preferenza nelle norme di gestione e ciò a scapito della sostenibilità economica e sociale.La pesca italiana ha avuto una forte riduzione dei motopescherecci attivi, dei pescatori imbarcati, del tempo di pesca edella produzione ittica, con conseguenze sociali ed economiche fortemente negative. Si pensi che la produzione attuale della pesca italiana non arriva a 180.000 tonnellate all'anno, mentre negli anni 1970 fino a poco dopo il 2000 la produzione era di 400-450.000 tonnellate all'anno. Questa riduzione ha avuto delle forti ripercussioni in alcune marinerie, dove la flotta è quasi scomparsa e sono rimaste poche imbarcazioni, con conseguenze tragiche anche sull’indotto.  Le normative vanno nel senso di cercare una maggiore tutela dell'ambiente e degli organismi con riduzione dell’attività di pesca. Il risultato sulle comunità biologiche, delle normative, non è conforme ai desideri dei legislatori. La realtà mostra una complessa situazione ecologica con cambiamenti nella composizione delle comunità e nei rapporti tra le specie. Tentare la gestione delle comunità biologiche utilizzando come indicatore della comunità una sola o poche specie, non considera che ogni specie ha delle relazioni molto forti con gli altri organismi che vivono nello stesso ambiente, le relazioni tra specie diverse devono considerare, in particolare, i comportamenti alimentari. Proteggere o ridurre la cattura di una specie determina obbligatoriamente che questa specie, soggetta ad una minore pressione antropica, aumenti la sua biomassa e la durata della vita, accrescendosi. Ogni specie per accrescere la propria biomassa deve aver mangiato un quantitativo di prede, che nell'ambiente marino sono altri organismi .Per aumentare la presenza di una specie bisogna accettare la riduzione di altre specie che sono oggetto di predazione. Anche la riduzione della pressione antropica in un'area comporta nell'area stessa una modifica dei rapporti fra le specie esistenti, ove alcune si troveranno ad avere una predazione maggiore ed altre avranno il vantaggio della protezione. Non è facile prevedere cosa succede con una singola misura di protezione, limitata in un'area. La complessità della situazione  ecologica richiede  che vengano  sviluppate delle analisi su misure alternative sulla gestione dell'attività di pesca. La pesca ha un impatto ambientale diverso tra mestieri ed aree. Le forme di piccola pesca, con attrezzi fissi, con la loro differenziazione sono quelle che hanno un minore impatto ambientale. La sostenibilità sociale potrebbe diventare l’elemento di riferimento di una nuova politica della pesca, dove le specie pescate saranno il risultato di attività di pesca più selettive. Esistono tecniche di pesca che catturano gli organismi, mantenendoli vivi, permettendone il rilascio quando si tratta di specie protette o di taglie inferiori a quelle ammesse .Queste forme di pesca esistono e sono tutte le forme che utilizzano nasse, cogolli di varie dimensioni, le reti di sollevamento tipo trabucchi e le reti di circuizione per piccoli pelagici e tonni.

Il futuro della pesca richiede di investire sullo sviluppo di nuove tecnologie che permettano di incrementare i risultati economici delle forme di pesca più selettive. Ogni tecnica di pesca ha avuto nei decenni uno sviluppo tecnologico, collegato a volte a nuovi materiali per le reti, allo sviluppo di mezzi di propulsione, allo sviluppo di tecnologie elettroniche per la ricerca del pesce e per la navigazione. Vi è ampio spazio per applicare alle forme di piccola pesca delle innovazioni tecnologiche. Al tempo stesso si possono sviluppare le condizioni che ne facilitino l'attività e lo sviluppo, ad esempio, con aree di pesca riservate.  Quando queste attività di pesca avranno raggiunto un livello competitivo sul piano economico e sociale con le forme di pesca attuali con reti trainate, vi potrà essere un graduale passaggio tra attrezzi di pesca diversi, ottenendo un minore impatto ambientale complessivo con recupero di occupazione e produzione ittica.

Si può pensare ad esempio a posizionare in mare delle boe con sorgenti luminose per concentrare il pesce, ciascuna dotata di ecoscandaglio e trasmissione ai pescatori a terra delle informazioni sulle concentrazioni di pesce presenti, in modo che le imbarcazioni possano spostarsi dai porti solo quando vi sono le condizioni di presenza di pesci. I trabucchi, che si usano oggi solo sulla costa, possono essere utilizzati e automatizzati in mare aperto, ottenendo dei risultati interessanti dal punto di vista economico. Sviluppando delle nuove tecnologie, sarà possibile modificare la gestione della pesca in maniera graduale nel tempo e nello spazio, ottenendo una produzione della pesca che, unitamente alla maricoltura, possa coprire una quota maggiore del consumo italiano di prodotti ittici.

Prof. Corrado Piccinetti – Università di Bologna