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Antonio d’Alì  - Obiettivo Biodiversità

                Sono lieto di partecipare a questo importante evento promosso e organizzato dall’Associazione Mareamico: la Rassegna del Mare giunta quest’anno alla sua XXII Edizione.

                L’occasione è particolarmente gradita perché mi consente di parlare di un tema che mi sta molto a cuore, quello della Biodiversità, estremamente significativo per la centralità della questione ambientale a livello globale soprattutto in un Paese come il nostro assai ricco proprio di biodiversità e quindi con responsabilità maggiori nel Mediterraneo e in Europa.

Non sta a me elencare i dati e i numeri dello straordinario patrimonio della biodiversità italiana che vive nelle aree protette, nella Rete Natura 2000 e in tutte le altre forme di tutela, salvaguardia e celebrazione dei nostri straordinari ecosistemi terrestri e marini, ma che sopravvive caparbiamente anche nelle città, nelle aree urbane e periurbane, nelle campagne coltivate e in quelle abbandonate, lungo la fascia costiera, nelle nostre catene montuose, sulle colline.

Un patrimonio di eccellenze ambientali e paesaggistiche che il Parlamento è costantemente impegnato a tutelare e a valorizzare, come dimostra il fatto che in questo momento in Senato è in corso l'esame di un importante disegno di legge sulla tutela del paesaggio rurale e che è in avanzata fase di definizione la riforma della legge quadro sulle aree protette.  Si tratta di una riforma largamente condivisa, che mira anche a far sì che le popolazioni condividano il ruolo strategico dei parchi terrestri e delle riserve marine quali scrigni deputati ad una tutela più avanzata e condivisa della nostra biodiversità, nella consapevolezza che non si tratta mai di oasi chiuse e marginali, ma di sistemi vivi in costante relazione attiva con le aree e i territori circostanti, vicini e lontani.

I meravigliosi  scrigni delle aree protette, ma direi l’intero patrimonio di biodiversità di cui siamo ricchi, vanno sempre più valorizzati e tutelati dalle istituzioni nazionali, regionali e locali. Non ci possiamo permettere di rischiare che dentro o accanto alle nostre aree protette, ai nostri tesori naturalistici, e comunque a ridosso dei nostri ecosistemi si minimizzino le attenzioni e le cautele per ragioni di mero profitto, mettendo così a rischio il nostro patrimonio di biodiversità.

Difendere e valorizzare la biodiversità vuol dire salvaguardare le nostre radici migliori, le tradizioni, la fantasia, la creatività, l’ordinaria relazione tra immensi patrimoni naturalistici e storico-culturali (ciò che rende la nostra qualità di vita tuttora un riferimento importante a livello mondiale) assumendo i tratti fondanti della nostra storia e della nostra realtà come vere e concrete chances di futuro per l’Italia. Nel corso di migliaia di anni si è sempre più rafforzata la relazione intima che in Italia lega dappertutto la natura con la cultura, con la storia concreta delle donne e degli uomini, con la loro vita, la loro spiritualità, il loro lavoro;  si è venuta delineando una specifica qualità di vita, dotta, profonda, frugale, laboriosa. Basti pensare alla mediterraneità di cui siamo ancora ricchissimi, così come alla nostre città d’arte o alle nostre comunità interne. 

                In questo momento difficile per l’economia globale e nazionale, mi sento di affermare che la nostra peculiare competitività, rilanciata, concreta e attuale non può che assumere tra i suoi principi fondanti la tutela e la salvaguardia della nostra straordinaria biodiversità, terrestre e marina. 

Occorre salvaguardare la biodiversità non solo per promuovere le nostre fondamentali economie, che si fondano appunto sul patrimonio naturale, il turismo innanzitutto come l’industria dell’alimentazione, e neanche per un sussulto di pur nobile ambientalismo, ma soprattutto per tutelare il fondamento di una italianità positiva e creativa, sedimentata nei secoli e continuamente rinnovata, vitale e densa al tempo stessa, che vorremmo addirittura contagiosa nelle sue esigenze di contaminazioni continue e di arricchimenti, bisognosa di una costante evoluzione naturalistica. 

                Viene qui in evidenza anche lo strettissimo nesso che unisce, soprattutto nel nostro Paese, la grande ricchezza della biodiversità e la straordinaria unicità del paesaggio, le cui particolari peculiarità sono dovute sia alla varietà delle proprie bellezze naturali sia al fatto che la nostra storia e la nostra cultura si sono  dispiegate come una 'seconda natura', che si unisce alla prima fondendo visione e memoria del bello in una forma armonica, che è varietà di habitat naturali, ma anche stratificazione delle impronte che tanti e diversi popoli hanno lasciato su questo patrimonio naturale.

Come ha scritto Claudio Magris, il paesaggio è come un volto che muta nel tempo, e credo che questo volto, il volto della civiltà della natura italiana, sia una componente essenziale dell'identità nazionale italiana, di quella identità che quest'anno siamo particolarmente felici di rivendicare all'atto del compimento del 150° anniversario dell'Unità d'Italia.

 

Sen. Antonio d’Alì 

Presidente della Commissione Ambiente – Senato della Repubblica