Franco Andaloro - Opportunità economiche ed ambientali dell’istituzione di un santuario della biodiversità nello Stretto di Sicilia

Lo Stretto di Sicilia rappresenta oggi il principale hotspot della biodiversità mediterranea. In questo tratto di mare tra Sicilia, Malta e Tunisia sono presenti quasi tutte le specie protette marine, sia pelagiche che nectoniche del Mediterraneo come il capodoglio, la balenottera comune,  il tursiope, la stenella, il delfino, il globicefalo, il granpho, la tartaruga, la tartaruga liuto, lo squalo elefante, lo squalo bianco e, seppure raramente, la foca e la manta.

Inoltre, lo stretto di Sicilia è caratterizzato dalla presenza numerosi banchi (Graham, Skerchi, Avventura, Talbot, Terribile, Alluffo, ecc. )che rappresentano ambienti sensibili caratterizzati da ecosistemi fragili ma determinanti per la diversità biologica, ricchi anche essi di specie bentoniche, animali e vegetali, protette,  insidiati dalla pesca illegale e dal bracconaggio.

Lo Stretto di Sicilia è oggi anche la più importante zona di pesca di specie maggiori e minori di grandi pelagici come il tonno rosso mediterraneo, l’alletterato, la lampuga e la ricciola. Sono presenti anche i grandi stock di piccoli pelagici come le acciughe, gli sgombri, le alacce e le sardine che hanno consentito, sin dall’antichità, l’insediamento dell’uomo sulla costa e lo sviluppo di una importante industria conserviera che ha avuto l’antesignano nel “garum”.

Lo Stretto di Sicilia è, in Mediterraneo, il mare maggiormente sottoposto agli effetti diretti ed indiretti dei cambiamenti climatici intesi sia come riscaldamento del mare sia come modificazione della circolazione idrica del bacino ed in esso convergono specie aliene provenienti sia dall’oceano atlantico che dal mar rosso che ne modificano profondamente e rapidamente la biodiversità soprattutto in presenza di ecosistemi sofferenti e specie indigene stressate rendendolo il mare italiano più invaso da specie aliene. A quanto detto si aggiunge il problema di un intenso traffico marittimo di navi cisterna non legati ad obblighi come il doppio scafo che rendono l’area una delle zone più esposte a rischio di svernamento incidentale di idrocarburi ma anche soggetta a ricevere  acque di scambio ed acque di sentina e di lavaggio di stive e cisterne.

Infine l’area è anche custode di un vasto patrimonio archeologico sommerso da tutelare e preservare dal vandalismo e dalla sottrazione di reperti oggi in costante crescita in mediterraneo la disponibilità di supporti tecnologici in grado di localizzare e prelevare i reperti.

L’unica concreta possibilità di salvaguardia della biodiversità e del patrimonio ambientale e culturale dello Stretto di Sicilia è quella di realizzare una zona protetta transazionale, un santuario della biodiversità marina mediterranea, che possa concretamente tutelare le specie protette e gli ecosistemi sensibili ed impedire la pesca illegale operando sia nell’ambito dei dettati degli strumenti di tutela e conservazione della biodiversità, sia nell’ambito delle raccomandazioni sulle misure di mitigazione ed adattamento al cambiamento climatico ed alla lotta contro le specie aliene oltre che in accordo con le raccomandazioni per una pesca sostenibile in acque territoriali ed internazionali ed alla lotta contro IUUF (Illegal Unreported unregolamentated fishing).

La realizzazione del santuario della Biodiversità, rappresentando anche uno strumento di tutela e salvaguardia di risorse ittiche transazionali, rappresenterebbe anche una determinante opportunità per l’economia alieutica e turistica dell’area oltre che una rilevante esperienza di collaborazione euro mediterranea.

 

Franco Andaloro ISPRA e Sergio Marino Direttore Arpa Sicilia